

Conferimento Onorificenza FIAF 2023 - Benemerito della Fotografia Italiana nel campo degli Audiovisivi Fotografici AV - BFI
OPERE PRESENTATE:
Anna Borsari A.I. Love Food
Effetto, in questo caso perverso, della rivoluzione digitale, l’ossessionante, pervasiva diffusione di foto di primo, secondo e dessert. Non così paradossale allora immaginare che il cibo, in modo inevitabile elevato a totem, sostituisca oggetti o condizioni e deformi ambienti e situazioni, dalle origini della vita alle quotidiane esperienze familiari e sociali. L’utilizzo originale e ironico dell’intelligenza artificiale permette all’autrice di inventare e rappresentare imprevedibili trasformazioni.
![]() ANNA BORSARIA.I. Love Food |
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Barbara Merighi Tempus fugit, sed
Figure del memento mori e della devozione parentale, della tradizione e dell’evocazione religiosa appoggiano sulla diffusa architettura cimiteriale le loro linee che, da scolpite, sembrano poi allungarsi e dissolversi. Ellittiche rapidità di immagini che alludono al tempo che dolorosamente ci sfugge. Ma, come suggerisce senza rassegnazione, quasi fuori campo, l’ultima inquadratura, di fronte all’inesorabile, destinale ripetizione è possibile fermarsi e affidarsi al proprio tempo interno di pensiero e di elaborazione.
![]() BARBARA MERIGHITempus fugit, sed |
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Fabio Buttieri Einstein On The Beach
Nell’atmosfera di sospensione teatrale creata dalla simultaneità inventiva dell’autore, la gravità – e il peso specifico e reciproco – del mostruoso sovraccarico dei deambulanti e delle non consapevoli evoluzioni dei bagnanti influenza il flusso del tempo, curva lo spazio fotografico e sorprende le nostre percezioni. Una mescolanza di unisono.
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Fabio Buttieri Rave Party. La protesta
Con le mie foto cerco di raccontare chi sono questi ragazze e ragazzi; mentre inquadro con il mio 15/35 i piccoli gruppi che costituiscono il corteo, mi rendo conto che non sono persone da criminalizzare ma donne e uomini comuni. Rivendicano soprattutto la libertà di riunione, il ballo (e lo sballo) con musica ad altissimo volume, come quella che viene diffusa dalle casse del mezzo che un gruppo di manifestanti sta seguendo nella ritmica ripetizione, i loro passi ricordano quelli degli operai in tuta grigia dei primi minuti di Metropolis di Fritz Lang. Esiste già una sentenza della Corte di Cassazione, la 36228 del 2017, che sancisce la legittimità di eventi come i rave party, in conformità all’articolo 17 della Costituzione: « i cittadini hanno il diritto di riunirsi pacificamente senz’armi; per le riunioni in luogo aperto al pubblico non è richiesto preavviso”. Secondo i manifestanti, capannoni in disuso e aree abbandonate sono di fatto aperte al pubblico.
![]() FABIO BUTTIERIRave Party. La protesta |
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Graziella Luccarini Ri-cordare. Il filo e le tracce
L’avventura, affettiva e sofisticata, di ricostruire e far scorrere ricordi della storia personale, che si accompagnano a fasi e passaggi delle proprie esperienze emotive e, insieme, ad avvenimenti, miti e conflitti topici di una generazione. In evidenza, ancora una volta, la mano felice nel sintetizzare per citazioni e frammenti – si tratti di sé o di documenti d’epoca –, l’utilizzo elegante e ricercato del collage – che valorizza le immagini e la loro diversa origine – e l’interessante configurazione della sequenza.
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Luca Cristofori Christo si è fermato qui
Con ironici omaggi a un maestro della Land Art e con iconici slittamenti delle apparenze, l’autore, prima dedito alla iterativa performance, poi fotografo di rigorose inquadrature, ci costringe a vedere un paesaggio abituale attraverso calcolate interruzioni: gli impeccabili “impacchettamenti” di cose e macchinari e strutture in abbandono di cui, ugualmente, di solito non ci accorgiamo, finchè non cerchiamo di intuirne natura e funzione grazie a questi prodigiosi e paradossali disvelamenti.
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Luca Zanella Rompi Capo (con cornici)
Un piccolo enigma, la probabile soluzione in un ribaltamento: le cornici – e la loro geometria – giocano qui e si “scontrano”, per contrasto dimensionale, con i contenuti, oggetti fotografici che valgono soprattutto per le misure, piccole o grandi, quadrate o rotonde, orizzontali o verticali. Anche, se si vuole, una provocazione e una sfida per chi va alla ricerca del senso e si appassiona alla lettura dei significati profondi delle opere.
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Davide Felicani Wonder Woman
Le donne, tutte le donne, riconosciute e celebrate come supereroi che protagoniste (si intravede anche la maschera tipica del ruolo) nelle più diverse attività di lavoro. Intervenendo su ogni scatto, con la consueta ricerca figurativa su forma e colore e la consolidata abilità nel rielaborare le immagini, l’autore vuole mostrare, delle donne, iniziativa, forza e dedizione al compito: inventa allo scopo coloratissime linee e scie dinamiche che si sprigionano dai corpi e investono nell’ambiente oggetti e strumenti che sembrano rilanciare, a loro volta, la medesima energia.
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Ester Pallotti Matura morta
Originalità del punto di vista – quello del miserevole abbandono al freddo e al gelo – per affrontare la vexata quaestio dello spreco alimentare. La scelta fotografica non può che essere lo still life (da qui il gioco di parole del titolo): si rivelano organismi spettacolarmente modificati, con superfetazioni di straordinaria architettura, che, irresistibili, attraggono chi vuole risalire al prodotto di origine o chi cede al fascino oscuro del macabro e della decomposizione.
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Simone Bastia Adolescenze
In una singolare installazione concettualmente molto articolata, le immagini fotografiche, tutte centrate sul corpo adolescente, appaiono come tavolette in cui si inscrivono i significanti delle molteplici forme di desideri e paure, di compiti, ostacoli e rischi delle diverse adolescenze, non escluse le derive patologiche. Con rappresentazioni di forte valenza simbolica, i temi della “norma”, qui connessa alla “misura”, della conservazione delle esperienze e dei cambiamenti quali semi per il futuro.
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Michele Bonfiglio La foresta dei simboli
È così classicamente conforme la «selva oscura», sempre «selvaggia e aspra e forte», sia alla dimensione onirica che al totemismo delle culture primitive e ai loro comuni elementi di natura tenebrosamente simbolica, difficili da decrittare. L’autore di queste invenzioni fotografiche si muove tra le diverse ispirazioni per ricostruirne le atmosfere e le sorprendenti presenze, pesca negli automatismi degli incubi e delle memorie infantili, o compone immagini di mondi estranei alla realtà esperibile, ma proprio per questo inquietanti.
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Giovanna Burrascano Lanormalità
Ecco: guardare, con la supposta neutralità della fotografa e pure con l’inconsapevolezza e l’ansia e la tenerezza dell’attrice coprotagonista, il manifestarsi e il rappresentarsi, gli spostamenti e i turbamenti della nuova economia domestica; scoprire, forse, che è nei dettagli – delle cose, dell’ordine e del disordine, degli angoli in ombra e delle sorprese, della durata delle ore – che “lanormalità”, come effetto e come fiducia e speranza, esiste e resiste.
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Loris Fontana I colori del bianco
Le ingiurie del tempo ingrigiscono pietosamente il bianco di molte opere scultoree della Certosa. Lavorando sulle immagini in postproduzione, l’autore seleziona i canali dei colori fondamentali, secondo i metodi che si utilizzano per la stampa, varia l’intensità dei livelli, ottiene moltiplicazione dei toni e dei piani e equilibri diversi nel disegno delle parti. Una ricerca che trasforma le riproduzioni fotografiche valorizzando creativamente gli elementi artistici e l’intensità devozionale delle opere.
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Teresa Famà Dialogo dell’ombra
Il nero e il bianco lunare delle fotografie, che riprendono, con particolare sensibilità per i contrasti, le evoluzioni di uno scattinatore – e della sua evidentissima ombra – sulla pista di allenamento, possiedono già un’aura mitica. Il testo del dialogo*, che si affianca alle immagini in una fulminea sintesi narrativa, risuona del tema romantico di Peter Schlemihl e della sua ombra, con una sorta di inversione dei ruoli che non può che concludersi con l’immagine del sole che illumina uno spazio vuoto.
* Un adattamento da _Giumax_ .
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Gabriele Ottani Occhiacci di legno
Una sapiente operazione fotografica sui dettagli del legno – che coglie e rivela inattese configurazioni –, nel fisiologico alternarsi percettivo di distanza e vicinanza diviene intuitiva metafora di ogni temuto sguardo dell’estraneo che ha condiviso la nostra storia e del frequente spaesamento rispetto a qualcosa o a qualcuno proprio di tutte le umane esperienze. «– Occhiacci di legno, perché mi guardate?– Nessuno rispose.» [Collodi, Pinocchio]
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