Prodotti Culturali e creazione dell’Audiovisivo,qualche riflessione.
Sabato 10 Marzo scorso si è tenuto a Salsomaggiore il 2°seminario tecnico DIAF. Innanzi tutto cos’é il DIAF? Il DIAF è il Dipartimento Audiovisivi della FIAF – Federazione Italiana Associazioni Fotografiche, e costituisce il punto di riferimento per i fotoamatori che intendono realizzare un Audiovisivo Fotografico. Ma cos'è un audiovisivo fotografico?
Sul sito del DIAF vengono date alcune linee guida ampiamente argomentate:
E’ un mezzo creativo e di comunicazione, che esprime un’idea dell’autore o tratta un particolare soggetto. Si avvale di immagini montate in sequenza a velocità variabile (regia-montaggio), sincronizzate con una colonna sonora variamente costituita da musica, suoni, parlato, silenzi. Le opere sono finalizzate a realizzare uno spettacolo multimediale in grado di trasmettere informazioni, di descrivere ambienti, di trasferire contenuti strettamente estetici, di proporre idee, riflessioni, messaggi o racconti. Per agevolare la produzione audiovisiva il DIAF propone due diverse forme di audiovisivo: Racconto Audiovisivo e Immagini Sincronizzate dove nel primo la dinamica comunicativa si accentra sul messaggio che l’autore rivolge al pubblico, nel secondo la dinamica comunicativa è basata sull’inpatto audio e visivo che l’opera esercita sul pubblico. Il DIAF individua cinque componenti che concorrono a formare l’audiovisivo: l’idea-soggetto, le immagini, la colonna sonora, la Drammaturgia-Regia e la Dinamica Comunicativa.
Quest’anno il titolo del seminario tecnico era “Creatività e Comunicazione nel Audiovisivo Contemporaneo”. Organizzato su due giornate, dense di argomentazioni dedicate soprattutto agli addetti ai lavori, naturalmente RAL81 del circolo fotografico IL Palazzaccio non poteva mancare a questo appuntamento. Invitato dagli organizzatori, nella figura di Alessandro Bencivenni che ha curato la parte teorica e Loris Fontana per la parte tecnica, RAL81 ha praticamente aperto la prima giornata del seminario, con una relazione dal titolo ”Prodotti Culturali e Creazione dell’Audiovisivo” introducendo di fatto un concetto nuovo nel panorama dell’audiovisivo amatoriale DIAF, cioè quello di “Cultura”.
La stessa relazione, per chi non ha potuto seguire il seminario è stata esposta in anteprima al circolo fotografico, mercoledì 7 Marzo scorso.
Bencivenni ha spiegato che per realizzare i propri audiovisivi, RAL81 parte solitamente da un ispirazione, fa un prelievo dal proprio bagaglio culturale, opere artistiche, cinematografiche, teatrali ma anche dalla letteratura, poesia e storia, mettendo in opera un processo tipico dell’arte.
Cos'è un prodotto culturale? Bencivenni ha spiegato che avrebbe potuto usare il termine “oggetti culturali” (simboli, credenze, valori e pratiche, significati della società) che in ambito artistico sono quelle opere che sopravvivono nei secoli, le opere famose, feticci della cultura, opere di Leonardo o Caravaggio, icone, oggetti culturali molto diffusi che vengono consumati dal turismo e si mescolano ad altri prodotti della cultura di massa, per questo ha preferito parlare di “prodotti” piuttosto che di “oggetti”, affermando che oggi per un turista non c'è alcuna differenza tra visitare la Cappella degli Scrovegni di Giotto o andare a visitare il Puppy di Jeff Koons esposto davanti al Guggenheim Museum di Bilbao. Questo spiega la scelta della prima parte del titolo.
La seconda parte del titolo è una provocazione. Perché creazione dell'audiovisivo? invece che produzione o costruzione? Perché se noi partiamo da un prodotto culturale e lo prendiamo, lo trasferiamo, quindi, copiamo, ci ispiriamo, facciamo un calco, possiamo parlare di creazione?
Quest’anno ad Arte fiera a Bologna campeggiava un 'opera in ceramica policroma: “scatola Brillo con Tucano” che qualcuno ha scambiato per un opera di Andy Warhol, l'opera in questione in effetti poteva trarre in inganno perché la scatola brillo è uno di quegli elementi che Warhol utilizzava per le sue opere, ne faceva delle immagini ingrandite e le moltiplicava serialmente. In realtà non si trattava di un'opera del maestro della Pop Art, corrente artistica della seconda metà del XX secolo, ma di un'opera piuttosto recente, datata 2018, eseguita da due artisti contemporanei, Giampaolo Bertozzi & Stefano Dal Monte Casoni. Facendo questo esempio Bencivenni ha voluto mostrare il processo tipico dell'arte, non solo dell’arte figurativa, questi artisti hanno fatto un prelievo, hanno copiato, o meglio, hanno fatto una citazione di un'opera per farne un'altra.
Il tema della creazione è sempre stato un tema molto discusso, qualsiasi artista, autore, scrittore si ritiene un creatore, questa idea è molto antica, forse a parlare di creazione per la prima volta è Plinio il Vecchio, siamo nel 70 dopo Cristo, egli dice che il primo che ha parlato di se come artista creatore, fu Lisippo, famoso scultore Greco. Una volta, nel antica Grecia o nel antico Egitto non esistevano gli artisti, ma c’erano solo gli artigiani, che non si ritenevano dei Creatori. Lisippo, invece parlava di se come di un artista che non aveva maestri, che non aveva modelli, che partiva da zero. Questa idea ha trasvolato i secoli ed è arrivata fino al Romanticismo, di cui noi siamo ancora un po vittime e figli. I Romantici in tutti gli ambiti vedevano l’Artista come un essere Divino, che crea Ex Nihilo, dal nulla.Secondo Bencivenni chiunque si intenda un po di arte e di letteratura sa perfettamente che questo non esiste, si può sostenere che un’opera d’Arte, un romanzo, un testo filosofico, un architettura, un film venga creato ma non è possibile pensare che qualsiasi opera d’arte sia una cosa che nasce dal nulla, idea romantica che in realtà non trova riscontro sia nelle opere antiche che nella modernità e nella contemporaneità.A supporto di questa tesi durante la serata sono stati mostrati alcuni esempi a partire da Andy Warhold che nel 1986 riproduce, reinterpreta l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, una delle opere più famose al mondo, un feticcio della nostra cultura.Warhold trasforma il quadro di Leonardo in una serigrafia su sfondo rosa “the last Supper”, fa la stessa operazione che ha fatto con la scatola Brillo o con il barattolo di Campbells Tomato Soup, ingrandisce e moltiplica, l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci diventa un’altra opera. Questo è un esempio proprio di come un opera d’arte commerciabile a cifre molto elevate sia partita da un calco di un’altra opera. Un’ altra Ultima Cena in ambito espressionista è quella del 1909 di Emil Nolde, dove i personaggi sono interpretati in maniera decisamente diversa, Nolde fa parte del gruppo Die Brücke. In quest’opera i personaggi sono rappresentati “a mezza figura”, si dice in termine tecnico. Perché guardiamo a quest’opera? Perché lo stesso pittore ne parlava come di un’opera unica nata dal cuore o dalla pancia senza modelli, senza nessun riferimento, invece è evidente che Nolde aveva visto e preso a modello un’opera di Durer del 1500, Cristo fra i Dottori. Si noti come sono disposte le figure è evidentissimo che il modello dell’Ultima Cena di Nolde è questo quadro di Durer. Abbiamo detto che questo vale per la pittura, per l’architettura, per il cinema, per la letteratura e per la fotografia, aggiungo io a questo punto.Fare un prelievo, una citazione, una rivisitazione, quindi, non significa copiare e non avere idee proprie e originali, tanto più che se guardiamo l’etimo latino della parola Autore, Auctor significa colui che aumenta, che aggiunge a qualcosa che c’è già, allora un autore non è uno che crea da zero ma è sicuramente qualcuno che trasforma. Abbiamo capito che gli artisti si influenzano a vicenda, normale e inevitabile, ma a dire il vero non possiamo negare che elementi di novità non siano stati introdotti. Tornando a citare il padre della Pop Art, Warhold, nessun artista prima di lui aveva operato in quel modo, e così potremmo dire di tantissimi altri che si sono susseguiti nel tempo. Sicuramente Picasso aveva visto la Sainte Victoire di Cezanne, ma il Cubismo lo ha inventato lui e I capolavori degli indiani Navajos, realizzati con la sabbia, avrebbero ispirato Pollock, ma il Dripping è sicuramente stata una sua invenzione. Nessuno prima di lui aveva steso la tela per terra e sfruttato la forza gravitazionale e il movimento per far colare il colore sulla tela. E cosa vogliamo dire dei tagli di Fontana? lucido segnale che l’arte oramai aveva superato la tela? Certo questi Artisti hanno subito delle influenze, poi hanno introdotto delle modalità operative del tutto nuove rispetto alle precedenti, ma questa è solo l'opinione di un semplice fotoamatore.
In fine per scoprire quali siano le fonti culturali che hanno ispirato i lavori del RAL81 consiglio vivamente una loro attenta visione, buon divertimento.